sabato, agosto 12, 2006

Souvenir de Barcelona/11 Victor Serge al Café Español


Il 31 gennaio del 1917 Victor Kibaltchich “Il refrattario”, che ancora non usava lo pseudonimo di Victor Serge, uscì dal carcere di Melun in Francia dove aveva scontato una condanna di cinque anni per la faccenda della banda Bonnot. La notte del 13 febbraio prese il treno con direzione Barcellona. Aveva appena compiuto 26 anni e godeva di una certa fama come polemista di talento negli ambienti libertari.
In Europa infuriava la mattanza della prima guerra mondiale ma in Catalogna le fabbriche lavoravano a pieno ritmo, tanto per gli imperi centrali quanto per gli alleati. Barcellona era vestita a festa: le Ramblas illuminate, i caffè strapieni, le donne eleganti e piene d’allegria.
Si trattava di apparenze; in realtà la monarchia di Alfonso XIII non godeva di buona salute: un regime politico antiquato, un grave problema agrario, una borghesia in ascesa ostile ai grandi possidenti terrieri e una classe operaia combattiva, la cui tradizione rivoluzionaria risaliva ai tempi di Bakunin, formavano una situazione sociale esplosiva. Victor non tardò a percepirla.
Riprese la sua professione di tipografo e si lasciò coinvolgere nelle lotte sociali che, settimana dopo settimana, andavano riscaldando l’atmosfera della città.
Fu a Barcellona, non in carcere, che davanti alla marea montante della rivoluzione sociale, si allontanò dall’individualismo e si avvicinò agli ambienti dell’anarcosindacalismo, collaborando coi periodici Solidaridad Obrera e Tierra y Libertad. Conserverà una marcata sensibilità libertaria anche nel suo successivo percorso verso il bolscevismo. In marzo pubblicò un articolo per difendere il marxista austriaco Friedrich Adler condannato a morte a Vienna per aver assassinato il conte Stürgkh, uno dei responsabili della guerra. In questa occasione utilizzò per la prima volta lo pseudonimo che lo renderà celebre. Il successivo articolo commentava la caduta dello zarismo in Russia, fatto straordinario che contribuì a radicalizzare la situazione a Barcellona.
Victor frequentava il Café Español, situato anch’esso in Avinguda del Parallel, luogo d’incontro di militanti, individualisti, disertori internazionalisti e irregolari d’ogni tipo, dove lo chiamavano “il russo”. Lì conobbe Salvador Seguì, il leggendario dirigente della CNT.
Seguì è magistralmente ritratto in Nascita della nostra forza, secondo romanzo del cosiddetto ciclo della rivoluzione, il cui protagonista principale è Nosotros, l’io collettivo che si lancia all’assalto di Barcellona: “compagni: è dire più che fratelli di sangue e di legge, fratelli di comunità di pensiero, di condizione, di lingua e di mutuo appoggio. Nessuna professione ci era estranea. Avevamo tutte le origini. Insieme conoscevamo quasi tutti i paesi del mondo, cominciando dalle città di miseria, cominciando dalle prigioni. Alcuni già non credevano in nulla più che sé stessi. Una fede ardente ci guidava quasi tutti. C’erano alcune canaglie, però sufficientemente intelligenti da non rompere in maniera troppo evidente la legge della solidarietà. Ci riconoscevamo per il modo di pronunciare alcune parole e di lanciare nella conversazione una moneta sonante di idee.”

In quella primavera del 1917 la rabbia si palpava. Sulle facce, nei gesti, nei passi. La domanda che girava nell’aria era: “prenderemo il potere sì o no ?” Seguì spiegava: “non siamo uomini di potere. Siamo libertari. Però accetteremo tutte le responsabilità dell’azione. Il Comitè Obrero sarà un organo rivoluzionario provvisorio che esprimerà la volontà della Confederazione, non quella di un governo”
Verso la metà di luglio operai armati pattugliavano la città e Victor Serge era tra loro.
Il 19 luglio si ruppe la fragile alleanza tra borghesia e proletariato che doveva sostenere la rivolta. All’ultimo momento i parlamentari catalani si tirarono indietro. Ci furono ugualmente alcune scaramucce ma alla fine il Comitè Obrero diede l’ordine della ritirata. Seguirono diversi arresti e Seguì entrò in clandestinità. Alla fine del mese Victor Serge partì per la Russia. Lo chiamava la rivoluzione vittoriosa nel paese dei suoi antenati. Arriverà a Pietrogrado dopo un anno e mezzo di peregrinazioni e un lungo soggiorno in un campo di concentramento francese.
Nel frattempo, il 10 agosto di quel 1917, la CNT chiamò allo sciopero generale tentando nuovamente la via dell’insurrezione. Pochi giorni dopo Serge ricevette un telegramma che diceva così: “La fiesta no resultò. Haremos otra. Los camaradas te mandan saludos” *

Questo post è liberamente tratto dall’articolo “Victor Serge en Barcelona” pubblicato su “La Barcelona rebelde – Guía de una ciudad silenciada, Octaedro Editorial"


* “La festa non è riuscita. Ne faremo un’altra. I compagni ti salutano”

Nelle foto: Victor Serge e il Café Español di Avinguda Parallel come si presenta oggi

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