mercoledì, maggio 09, 2018

Build the road of peace before us, build it wide and deep and long

Sapete che festa è oggi? Un aiutino senza googlare: Freude schoener Gotterfunken Tochter aus Elysium. Gioia, figlia dell'Eliso, dea dei campi, dea dei fior.

Sì vabbe'.

Oggi è la festa dell'Europa. Non interessa a nessuno. 61 anni dopo i trattati di Roma, nella stessa città in cui è nata l'Europa moderna due tizi hanno chiesto 24 ore per mettersi finalmente d'accordo su un governo; due tizi che hanno vinto le elezioni sussurrando che potrebbero uscire dall'Euro. Qualcosa è evidentemente andato storto, inutile adesso rivangare. Anche la Nona di Beethoven, che all'inizio come Inno sembrava una scelta obbligata, alla lunga in effetti stanca. Sarà l'averla imparata col flauto alle medie. Sarà che il tedesco non sfonda, niente da fare, non riusciamo ad amarlo, nemmeno Beethoven che è patrimonio dell'umanità e tutto quanto; c'è una diffidenza atavica che è precedente al nazismo e forse anche agli Asburgo. Ma se tutto fosse andato secondo i progetti, oggi gli studenti saprebbero Schiller a memoria. Anche in traduzione, caccia via. Il tuo genio ci conduce su sentieri di splendor. 

Il tuo raggio asciuga il pianto, sperde l'ira e fugge il duol!

Meglio di Mameli? Non lo so. Almeno non c'è nessuno che è pronto a morire e a irrigare di sangue i vessilli, quelle esagerazioni inquietanti tipiche di tutti gli altri inni ottocenteschi. Ugualmente, non riesco più ad ascoltarla. L'unica versione che ancora mi dice qualcosa è di un americano, pensate, un americano col banjo. Ovviamente lui.



Che ci posso fare: tutti i cori filarmonici del vecchio continente non mi muovono quanto questo finto povero che canta None shall push aside another, None shall let another fall. È appropriazione culturale bella e buona, è il sogno di una rivoluzione che non c'è stata, di un popolo che doveva irrompere nei teatri a riprendersi Beethoven ma non è successo, e a questo punto forse è tardi? Non lo so.

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